museo19Correva l'anno 2016 quando la mostra evento dedicata al grande architetto Guido Canali e al suo studio apriva la seconda stagione della vita della Collezione. L'intervento di Canali associati ha interessato infatti i locali dedicati alla collezione permanente, trasformandone l'allestimento, oggi alla base della nuova esposizione. 

Il percorso si apre al piano rialzato in ossequio al vecchio allestimento, con la provocazione dell'opera "L'Arte è una bugia" dell'antibagno, associata alla frase di Gastone Biggi e a due opere di impianto classico. Al primo piano aprono l'esposizione due incisioni di Franco Corradini, che, insieme alle altre tre della parete di fondo, consentono di apprezzare il lavoro dell'artista, in una visione globale impostata su un doppio piano prospettico.

Entrati nella prima sala, spicca la grande sedia di Ferruccio D'Angelo, omaggio che il nostro museo attribuisce all'arte povera torinese. Ai lati della grande sedia due opere di notevoli dimensioni fanno da cornice allo spettatore, accompagnato dalla presenza discreta dell' "Omino io" di Domenico Molinaroli. Girandosi indietro per proseguire il percorso espositivo il visitatore passa dal grande, ordinato e illuminato al piccolo, buio e affastellato delle fotografie poste in controfacciata nella parete di ingresso. Sulla destra un'opera di Ubaldo Bertoli che rappresenta un processo partigiano fa capolino nella penombra della stanza e della situazione disegnata. 

Nella stanza di destra entrando si ritorna in un contesto più cronologico, che racconta l'arte contemporanea dagli anni '50 ad oggi. La sala raccoglie principalmente opere entro gli anni '70, con rare escursioni più recenti connesse da tematiche affini. Nella lunga parete di destra siamo accolti da una quadreria densa di significati, formata per lo più dalle opere della donazione Bendini. Nella parete di fronte una lunga carrellata di opere informali racconta del periodo che seguì la Seconda Guerra Mondiale, il rapporto con il disegno spontaneo dei neonati e la trasposizione artistica delle opere figurative, siano esse di paesaggio o di figura umana. La parete divisoria in mezzo alla sala propone invece la raccolta delle opere del Maestro Concetto Pozzati, conclusa con l'olio del 1957 che campeggia sulla parete di fondo, in luogo della finestra che illuminava l'aula scolastica in cui il Museo è ricavato. Accanto ad essa, al centro, due opere di Vasco Bendini, artista di riferimento per l'arte contemporanea italiana e per lo sviluppo della Collezione del MUSE. Accanto, a completare la parete, un autoritratto di Piero Gauli, artista che partecipò al movimento di Corrente, e che fu all'origine del progetto che oggi stiamo descrivendo. Nella quarta parete alcune opere rappresentano paesaggi, e, di fronte, nella parete mediana, figure umane, consentendo ragionamenti e collegamenti relativamente alla trattazione dell'immagine nell'arte del dopoguerra.

Prima di uscire dalla sala, l'internet point consente di approfondire eventuali curiosità rispetto agli artisti esposti. 

Entrando nella terza sala espositiva si apprezza immediatamente la parete di fondo, caratterizzata dalla presenza di tre grandi opere molto significative, di qualità indiscutibile e di artisti per noi molto importanti: Augusto Vignali, Giuliano Collina e Gabriele Ferrari. A sinistra e a destra entrando, numerose opere raccontano l'arte contemporanea che maggiormente strizza l'occhio ai bambini e alle loro sfere espressive. Nella parte delle finestre alcuni importanti artisti sono valorizzati dalla posizione, come per William Xerra, autore di una importante performance a Sella di Lodrignano nell'anno dell'inaugurazione della Collezione. Nella parete mediana e negli altri espositori campeggiano le sculture vere e proprie e altre opere plastiche.

Uscendo non ci si dimentichi, ancora sul ballatoio, di visitare la cappellina ricavata nel vano sopra alle scale dedicata ai disastri della guerra, installazione di Adriano Engelbrecht che chiude, dopo averla aperta nell'antibagno del piano rialzato, l'esposizione. 

Uscendo in giardino, alcune importanti opere impreziosiscono il parco, invitando il visitatore a passare qualche minuto di piacevole relax avvolto nella natura, nell'arte e con la disponibilità del wi fi free. 

 

ALLESTIMENTO 2010-2018

Si nota ancor prima di accedere alla struttura la particolare concezione dell'allestimento, che vede già nel parco circostante alla ex scuola elementare la commistione tra le sculture di importanti artisti e i giochi per l'intrattenimento dei bambini. 

La prima stanza del percorso museale è tuttavia l'antibagno del piano rialzato, piano utilizzato per eventi temporanei e biblioteca tematica. Sulla parete una pungente e ironica frase del compianto Gastone Biggi introduce la visita: l'arte contemporanea è nata da un orinatoio e da una merda, alludendo alla deflagrazione degli schemi apportati da Duchamp e da Manzoni. Sotto alla frase è collocata un'opera il cui titolo è "L'arte e una bugia", proseguendo nel gioco di stimoli iniziato dall'affermazione di Biggi, che si alimenta attraverso le altre opere visibili dall'antibagno: un classico paesaggio della Val Taro (l'opera più antica del Museo, del 1925), un ritratto ottocentesco del 1978 e un disegno di uno dei pittori più classici della Parma contemporanea.

Adesso il visitatore è consapevole di ciò che lo aspetta: non si parlerà di arte classica ma di arte contemporanea, preparandosi ad approcciare le sue più diverse interpretazioni. Si varca la soglia della porta che accede alle scale e si incontrano due opere di due artisti bolognesi che negli anni '50 contribuirono a dare vita alla corrente informale italiana, confermando le attese create e suggerendo la collocazione temporale della collezione post anni '50.

Dalle scale in poi la collezione mischia volutamente pitture, grafiche, sculture, fotografie, oggetti di design, bozzetti di architettura, disegni di bambini ecc., artisti noti e giovani promettenti, ossia gran parte delle manifestazioni dell'arte visiva contemporanea. Ma in tutto questo caos apparente si trovano decine e decine di fili conduttori. Sulle scale, dopo i bolognesi, Zancanaro ricorda uno dei primi passi della futura collezione, mentre Corradini rende omaggio a uno degli artisti che più ha supportato i primi passi della collezione insieme a Vignali e Bendini, ai quali spazi sono riservati al piano primo. Seguono opere di artisti legati al territorio di Neviano, un nucleo di fotografie e una sezione di opere d'arte al servizio della pubblicità (locandine d'autore per mostre d'arte, un collage per la pubblicità di una compagnia telefonica, uno scatto per una nota casa di moda, due bottiglie di profumo e un cavatappi realizzati da grandi artisti). 

Nella sala centrale del primo piano invece vengono introdotte l'arte povera e la collezione d'arte per bambini, che si interseca alla collezione "degli adulti", risultato dei temi analizzati e approfonditi attraverso il convegno "Artisticamentecontemporanea 2". Nella sala a destra una intera parete è dedicata alla donazione di Vasco e di Marcella Bendini, che apre un'interessante finestra sul'arte bolognese degli anni '50 e '60, sviluppata attraverso la concentrazione anche di altre opere di carattere informale. Due tavoli mettono invece in mostra alcune sculture della collezione, mentre l'arte dei bambini, quella concettuale e il plastico della Ghiaia raccontano altre storie che si interscambiano all'interno della collezione. 

Nella sala a sinistra della stanza centrale, invece, ultima della collezione permanente prima di uscire nelle direzioni più disparate seguendo il museo diffuso di arte contemporanea, da Casa Bonaparte a Neviano, da Urzano a Sasso, sono concentrate soprattutto le opere di numerosi artisti molto interssanti di Parma e di Piacenza, con una sezione tutta dedicata ad Augusto Vignali, tra i primi sostenitori del progetto nel suo complesso.