24-7-2010 OSCAR ACCORSI

Da sempre gli artisti sono stati affascinati dall’idea di rappresentare il tempo. L’intuizione di Accorsi di firmare un’ombra sul muro lasciata da vecchi quadri mai rimossi o da oggetti applicati al muro per anni concretizza perfettamente il concetto. Allo stesso tempo l’Artista si appropria di quel tempo lento e lungo che ha portato alla definizione spontanea dell’impronta sul muro, preservando per sempre, con il suo intervento, un tratto di storia, un segmento di tempo. Nel caso di Sella abbiamo due zone più chiare di bianco su bianco una accanto all’altra (Accorsi ha lavorato molto sulle interazioni tra pubblico e opera d’arte giocando con l’eleganza del bianco su bianco, realizzando la serie denominata “Dancing”, già oggetto di una MIniMostra al Museo Sella il 7-4-2013), che si sono formate tra il 2004 e il 2010 per l’applicazione di due porta pieghevoli in plastica posizionati sopra al termosifone. I due buchi in alto in ognuna delle due impronte sono ciò che resta dei tasselli per il fissaggio. Quelli più interni sono tuttavia solo percepibili perché negli anni gli è stato applicato sopra un pezzo di nastro adesivo bianco in modo da celare, in economia, il buco stesso. Questo in ragione di una mostra che era stata organizzata dopo che i porta pieghevoli erano stati rimossi e prima dell’intervento dell’Artista, per rendere la parete più pulita. Dalla lettura dell’opera si evince quindi anche parte della storia mutevole della struttura: racconta della ristrutturazione del 2004, il nostro anno zero, del fatto che nella struttura si siano organizzate mostre antecedentemente al 2010, dell’interesse dell’Artista per il bianco su bianco e per le impronte e della volontà di fare dei curatori della struttura pur in mancanza di risorse economiche.  

 

Oscar Accorsi Tempo 2010 1         Oscar Accorsi Tempo 2010 1

 

 

 

 

 

 

0098-0099 “Tempo”, 2010, 2 ombre sul muro, 25x23 cm, dono dell’Artista, 2010

 

Oscar Accorsi è anche musicista, nonché insegnante di musica. Nelle sue opere, tipicamente metalliche, sia nel senso proprio del termine che in quello figurato, non mancano soventi riferimenti al mondo musicale, siano essi luci psichedeliche o supporti come nel nostro caso. I cd sono qui utilizzati nella duplice funzione di supporti di memoria e di strumenti per la rifrazione luminosa, che qualificano anche cromaticamente l’opera. Tipico del repertorio di Accorsi è anche la costante attenzione verso le propaggini più contemporanee della tecnologia, la strutturazione “robotica” delle forme e l’installazione nei luoghi meno tradizionali, qui la tettoia della ex scuola elementare.

Elemento fondante di “Memories” di Oscar Accorsi è, come recita il titolo, il contenuto dei cd, sconosciuto e affascinante, inciso a fatica dopo ore di registrazione, dopo anni di ricerca storica, dopo viaggi da ricordare o chissà cos’altro. Si tratta di uno spazio di immaginazione molto importante anche per la didattica con i Bambini, che si basa tuttavia su di un gioco ironico simile a quello suggerito agli albori dell’arte contemporanea Piero Manzoni con la sua famosa “Merda d’Artista”: il titolo suggerisce un contenuto e riflessioni non verificabili (NB l'opera dal 2019 non fa più parte della Collezione per scelta dell'Artista, che, anzichè restaurarla, ha preferito sostituita con l'opera "All'aria aperta").

 

Oscar Accorsi Memories 2010 1Oscar Accorsi Memories 2010 2

 

 

 

 

 

 

 

 Oscar Accorsi Memories 2010 3

 

 

 

 

 

 

0100 “Memories”, 2010, Ferro e supporti di memoria/the iron and the Cd are of service to memories, 30x104x160 cm ca., dono dell’Artista, 2010

Opera non più in Collezione, dal 2019 sostituita da "All'Aria Aperta" per scelta dell'Artista

 

Accorsi Oscar AllAria Aperta 1997 donazione 2019 5

"All'Aria Aperta"
1997
ferro zincato a caldo
dono dell'Artista, 15-3-2019
 
 
  
 
 
 
Il pezzo faceva parte di una installazione realizzata in occasione della collettiva "Ultimo decennio" a cura di Stefano Gualdi, nel castello di Montecchio Emilia (Re). L'installazione occupava la segreta piccola del castello. Entrando piegandosi dalla porta molto bassa, non si poteva vedere, ma si vedeva un neon messo a terra che illuminava la stanza. Quando ci si accorgeva dell'oggetto schiacciato al soffitto e si avanzava nell'angusto spazio della segreta, un sensore faceva spegnere la luce e subito faceva partire una sequenza sonora basata su rumori di esterno (uccellini, cani, ecc.), che veniva da un finestrino oscurato ad arte. Si restava al buio per 20 secondi.